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13 giugno, 2019

Economia circolare pronta a trainare il Pil italiano

Il Pil italiano potrebbe essere letteralmente trascinato dal travolgente impatto che potrebbe avere  un ulteriore sviluppo dell'economia circolare.

Secondo il Rapporto nazionale 2019 sull’economia circolare elaborato da Ena e Circular economy network[1] (la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, da 13 aziende e associazioni di impresa), in Italia per ogni chilo di risorsa consumata sono stati generati 3 euro di Pil contro una media europea di 2,24 e valori tra 2,3 e 3,6 in tutte le altre grandi economie europee.

Dal 2014, quando si registravano 3,24 euro/chilo, c’è stata tuttavia una piccola diminuzione nel 2018 in cui l’Italia ha conquistato un solo punto nell’indice di circolarità, mentre la Francia ne ha guadagnati 7 e la Spagna addirittura 13. Un ulteriore slancio italiano nell'economia circolare potrebbe essere davvero fondamentale considerato che le stime parlano di una crescita del Pil dello 0,7% e che dunque forse sarà necessaria una manovra correttiva.  Secondo il Centro studi di Unimpresa[2], infatti, il Pil italiano viene collocato in una posizione mediana rispetto alle previsioni aggiornate, fornite da organismi italiani e internazionali nelle ultime settimane. Le stime del governo avevano indicato  una crescita dell'1% e dunque potrebbe esserci il rischio di una manovra correttiva tra i quattro ed i cinque miliardi. Visto che si tratta di stime e previsioni, riepiloghiamo quelle che erano state le precedenti stime sull'aumento del Pil italiano. 

L’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) aveva indicato lo 0,4%, il Fondo monetario internazionale (Fmi) lo 0,6%, la Commissione Ue lo 0,2%, l’Ocse l’1,0%, la Banca d’Italia lo 0,6%, mentre per le agenzie di rating Standard e Poor’s e Fitch il Pil dovrebbe crescere rispettivamente dello 0,7% e dell’1,%. Con la legge di bilancio, il governo italiano ha indicato l’1,0%. La revisione al ribasso delle stime del Pil potrebbe portare ad un possibile intervento sui conti pubblici. L'Istat, ha rivisto in crescita la stima ma ha confermato la recessione tecnica. Nel quarto trimestre 2018 il Pil è sceso dello 0,1% su base congiunturale: lo ha rilevato l'Istat che ha rivisto al rialzo la stima di fine gennaio (-0,2%).

Si conferma comunque la recessione tecnica nonostante questa revisione del dato. In termini tendenziali,rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente la variazione del Prodotto interno lordo è risultata nulla rispetto a una stima di +0,1%. La variazione congiunturale diffusa il 31 gennaio 2019 era di -0,2% mentre quella tendenziale era pari a +0,1%.  «Nel 2018 – ha rilevato l'Istat[3] -  il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.753.949 milioni di euro correnti, con un aumento dell’1,7% rispetto all’anno precedente. In volume il Pil è aumentato dello 0,9%. Dal lato della domanda interna nel 2018 si registra, in termini di volume, una crescita del 3,4% degli investimenti fissi lordi e dello 0,5% dei consumi finali nazionali. Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono aumentate dell’1,9% e le importazioni del 2,3%. La domanda interna ha contribuito positivamente alla crescita del Pil per 1,0 punti percentuali (+0,9 al lordo della variazione delle scorte) e la domanda estera netta negativamente, per 0,1 punti. A livello settoriale, il valore aggiunto ha registrato aumenti in volume nelle costruzioni (+1,7%), nell’industria in senso stretto (+1,8%), nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (+0,9%) e nelle attività dei servizi (+0,7%)». 

Alla luce di tutto questo si comprende ancora meglio come investendo nell'economia circolare ancora di più potrebbe aumentare anche la ricchezza prodotta in Italia facendo allo stesso modo bene all'ambiente. Secondo una stima del Parlamento Europeo l'economia circolare potrebbe far aumentare il Pil addirittura del 7% entro il 2035 con una riduzione media annua delle emissioni di CO2 pari a 617 milioni di tonnellate.

E l'Italia, malgrado tutto, potrebbe essere in prima fila visto che è uno dei Paesi europei con la più alta percentuale di rifiuti destinati al riciclo, soprattutto in campo industriale ed anche uno di quegli stati che utilizza più materia seconda, anche tramite importazioni, rispetto al consumo totale. Un dato che già emergeva nel 2014 quando Eurostat poneva l’Italia tra i Paesi europei per la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti (urbani, industriali). Ben il 76,9% di rifiuti totali sono avviati a riciclo con una incidenza più che doppia rispetto alla media europea, ferma al 37%. Per dare la spinta decisiva sembra cruciale arrivare all'End of Waste facendo in modo che gli innovativi progetti industriali in attesa di partire possano diventare realtà considerato che il  settore del riciclo riguarda oltre 7 mila impianti industriali in Italia.

Andrea Grossi