Partenza a strappo per la fatturazione elettronica
La fatturazione elettronica è partita ufficialmente e come era facile immaginare non sono mancati i problemi. Come ha rilevato un sondaggio del Consiglio Nazionale dei Commercialisti gli inconvenienti sono stati e rimangono notevoli. A cominciare dalle piattaforme utilizzate per emettere le e-fatture che non sempre rispondono in modo soddisfacente alle esigenze di imprese e professionisti. Ed anche sul fronte dell'assistenza i servizi offerti non sembrano eccelsi. Senza contare i rallentamenti telematici nelle varie procedure di invio. Il sondaggio ha raccolto i pareri di 350 commercialisti selezionati nell'intero territorio nazionale. Queste risposte, rileva il Consiglio Nazionale, fanno temere problemi ancora più seri in vista della scadenza del 16 febbraio in cui è prevista la prima liquidazione IVA. Il presidente nazionale della categoria, Massimo Miani, ha già richiesto un prolungamento fino al 16 marzo della moratoria sulle sanzioni relative alle operazioni di gennaio. Il 50,4% del campione ritiene che le piattaforme per la fatturazione elettronica rispondano solo “solo in parte” alle esigenze, mentre per l’11,4% i sistemi sono poco soddisfacenti. Per il 47,6% degli intervistati l'assistenza fornita in caso di problemi è “solo in parte” rispondente alle necessità e tempestiva, mentre è “poco soddisfacente” per il 22,8%. Va meglio solo in parte sul fronte delle operazioni di invio. Il 28,2% del campione sostiene di aver notato rallentamenti “spesso”, “continuativamente” il 12,5%, “talvolta” il 28,2%. Più positivi i dati sulle ricevute Sistema di Interscambio. Secondo i risultati del sondaggio, queste ultime arrivano “quasi sempre” nei tempi previsti nel 63,8% dei casi (11,4% sempre, 19,4% raramente). Secondo un’ampia maggioranza del campione (65,2%), il problema più rilevante riscontrato in queste prime settimane di e-fattura obbligatoria è legato alla scarsa conoscenza delle procedure da parte dei contribuenti. Per il 41 % ha pesato il ristretto tempo a disposizione, mentre il 37,6% lamenta il ritardo nella dotazione hardware/software dei clienti. Non solo. Per gli stessi commercialisti sono lievitati i costi.
Oltre il 75% degli intervistati ha dichiarato che l’investimento iniziale sostenuto dallo studio per l’avvio della e-fattura supera i 1000 euro. «I risultati di questo sondaggio – commenta il presidente nazionale dei commercialisti, Massimo Miani – certificano la sostanziale impreparazione con la quale si è giunti a questo fondamentale appuntamento. Un’impreparazione che riguarda sia i gestionali che i contribuenti e che noi avevamo ampiamente previsto. Oggi si capisce in maniera ancor più chiara come la nostra richiesta di gradualità nell’introduzione della norma fosse saggia e motivata. In tantissimi stanno rinviando l’emissione delle fatture proprio perché il sistema non è pronto». Ma quante saranno le imprese obbligate ad emetterle? Si parla di circa 2,8 milioni le imprese che sono obbligate all'inizio dell'anno ad emettere la fattura elettronica: la fetta più grande è rappresentata dai 2,55 milioni di micro imprese, seguite dalle 250.000 medie imprese e dalle 4500 realtà più grandi. L'obbligo è scattato per circa il 56% delle partite Iva italiane. I dati sono stati diffusi dall'Osservatorio Fatturazione Elettronica and eCommerce B2b della School of Management del Politecnico di Milano, che stima anche un miglioramento della produttività del personale e un risparmio fra i 5 e i 9 euro a fattura. Criticità sono state segnalate anche sul fronte dei consumatori. Diverse le segnalazioni di cartelli e biglietti che annunciano un costo aggiuntivo per la fattura elettronica la cui emissione è un obbligo di legge. «Non si tratta di una richiesta legittima – ha detto Fabio Galli del Codacons - anche se dobbiamo confermare che su tutto il territorio nazionale si stanno verificando casi di richieste di pagamento a parte della fattura elettronica: diventa una tassa occulta. Se una persona dovesse incappare in una situazione simile può chiamare la polizia municipale perché la fattura, elettronica o cartacea, deve essere garantita al cliente e il problema non può essere imputato al consumatore. Questi di fronte a tale prepotenza può scegliere di andarsene e non acquistare per dare il via a un’ inversione di tendenza. Altrimenti un po’ per pigrizia o perché uno non ha voglia, si finisce per cedere sempre». Il vero problema per le imprese, secondo Luca Puccini, vicepresidente di Lapam Modena, è quello di abituarsi a questo nuovo modo di fare le fatture: «quelle più strutturate che già emettevano fatture con software e applicativi in realtà sentiranno poco questo cambiamento, le altre devono attrezzarsi e sostenere costi per l’ acquisto di software o per l’ accesso alle piattaforme sulle quali gestire le fatture ma saranno alleggerite per il fatto di non dover più pagare altri adempimenti che prima erano obbligatori come lo spesometro per cui non ci dovrebbe essere una differenza sostanziale nelle casse delle imprese, salvo casi eccezionali. quella di chiedere un costo aggiuntivo per la fattura elettronica è una provocazione che rischia però di diventare un boomerang per l’ imprenditore». Prima dell'Italia l'obbligo era scattato solo in Portogallo. Insomma, sulle complicazioni difficilmente il nostro Paese non si fa trovare pronto.