Imprese italiane sempre più digitalizzate
Le imprese italiane continuano a investire nell'innovazione digitale tanto che nel 2019 si prevede un aumento del budget Ict per 4 imprese su 10 con un incremento medio del 2,6%. Lo certifica la ricerca egli Osservatori 'Digital transformation academy' e 'Startup intelligence' della School of management del Politecnico di Milano. Ma in cosa si concentreranno esattamente questi investimenti? Nel 39% dei casi riguarderanno la dematerializzazione dei documenti, nel 38% la Big Data Analytics e nel 31% dei casi la pianificazione delle risorse. Il 33% delle imprese ha anche in programma o già avviato iniziative di open innovation con università centri di ricerca, aziende non concorrenti e startup. Nelle previsioni per il 2019 il budget ICT è «trainato dalle grandi imprese, che mostrano un incremento medio del 4,8%, seguite dalle medie (+3,2%) e dalle grandissime imprese (+1,9%). Il 14% delle aziende prevede un aumento del budget superiore al 10%, il 25% un aumento fino al 10%, Solo il 9,5% delle imprese diminuirà il budget ICT. Il 47% ha un budget dedicato all’innovazione digitale anche in altre funzioni aziendali: è inferiore a quello della Direzione ICT nel 36% dei casi, comparabile o superiore nell’11%. I principali ambiti di investimento ICT delle imprese italiane sono Digitalizzazione e Dematerializzazione. Seguono lo sviluppo e il rinnovamento dei sistemi CRM (26%), le soluzioni di eCommerce e Mobile Commerce (20%), sistemi di Information Security, Compliance e Risk Management (18%), applicazioni e tecnologie di Industria 4.0 (16%), Mobile Business (16%), sviluppo o rinnovamento dei Data Center e Information Management (15%). Chiudono a distanza Artificial Intelligence e Machine Learning (10%), Smart Working (10%), Internet of Things (9%), Supply Chain Finance e Blockchain (entrambe al 2%)». Non tutto comunque è semplice perché ancora c'è molta resistenza all'interno della cultura aziendale. Per il 55% delle aziende la sfida più difficile dal punto di vista organizzativo è rappresentata allo sviluppo di strutture, ruoli e meccanismi di coordinamento che coinvolgono le diverse Direzioni. Poi vengono la necessità di reperire, valutare e sviluppare competenze digitali (44%), la definizione di nuove forme di collaborazione con i fornitori tradizionali e nuovi partner come startup, centri di ricerca e università (41%). Il 60% delle imprese ha avviato iniziative per favorire l’attitudine imprenditoriale dell’organizzazione, come sensibilizzare i manager a stili di leadership indirizzati all’accettazione del rischio e dell’errore (39%), formazione su temi di frontiera come il design thinking (35%) e percorsi di formazione per stimolare l’innovazione fra i dipendenti (30%). Seguono collaborazioni con le startup (29%), l’organizzazione di contest o hackathon per coinvolgere i dipendenti (24%). Il 26% non ha lanciato nessuna iniziativa, ma le sta pianificando, mentre solo il 14% non è interessato. «Un terzo delle aziende analizzate è già oggi impegnato in iniziative di Open Innovation ed un ulteriore quarto si appresta ad avviare a breve iniziative in proposito – ha spiegato Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Startup Intelligence e CEO di PoliHub - Questi dati confermano una tendenza positiva. Sono per ora iniziative prevalentemente affrontate con pragmatismo e grande prudenza e, nella maggior parte dei casi, si registra un approccio estemporaneo dal quale stenta ancora ad emergere una reale azione sistematica. Le aziende stanno oggi sperimentando l’utilizzo di un ampio spettro di azioni di Inbound Open Innovation, con una predilezione per le attività più tradizionali e consolidate, che implicano minori investimenti e rischi, ma anche risultati di minore impatto. Nel caso dell’Outbound, invece, le imprese tendono a utilizzare quelle azioni che consentono di mantenere internamente la proprietà intellettuale o che favoriscono la riduzione del rischio imprenditoriale». Ritengo la digitalizzazione un'esigenza non rimandabile anche se poi il successo di un'impresa, così come prima, non dipenderà da questo ma dalla capacità di innovare e rispondere alle esigenze del mercato di riferimento.