I talenti stranieri bocciano l'Italia: Paese difficile in cui vivere e lavorare
«Lavorare all'estero in Italia non è così spensierato come si potrebbe pensare. L'Italia occupa i dieci più bassi piazzamenti nella sezione Prospettive e Soddisfazione sulla carriera, Lavoro e tempo libero,e Economia e sicurezza che collocano l'Italia in penultima posizione nell'Indice di Working Abroad» Sembrano essere impietosi i dati dell'Expat City Ranking 2018[1], una sorta di classifica ideata da InterNations, la più grande comunità di stranieri espatriati nel mondo che vuole identificare le migliori città dove vivere e lavorare per un talento straniero. Roma si posiziona al 70° posto, la terzultima a livello globale: quasi il 60% degli expat non è contento delle prospettive di carriere offerte dalla capitale, il 36% ritiene il proprio posto di lavoro poco sicuro, il 33% non valuta positivamente l’equilibrio tra vita privata e professionale e il 38% è insoddisfatto della propria occupazione a livello generale, ben 20 punti in più rispetto alla media globale. Inoltre, solo il 44% valuta positivamente la sua situazione finanziaria. Roma si trova più o meno nelle stesse condizioni di Riad e Gedda: insomma, non proprio un vanto. A livello generale italiano, «quasi la metà degli espatriati (45%) non è soddisfatta delle prospettive di carriera in Italia, rispetto a una media globale del 64%. Solo il 17% si dice completamente soddisfatto. Un giovane americano americano intervistato dalla ricerca parla di «datori di lavoro disonesti ovunque, pochissime opportunità di lavoro e bassi salari». Il nostro paese è dileggiato anche dai giovani albanesi. Uno di loro racconta: «qui le opportunità per fare carriera sono inesistenti». Quasi 3 intervistati su 5 non trovano all’altezza la rete di trasporto («I mezzi pubblici sono pessimi» – sostiene una lavoratrice ungherese) e in generale si sentono poco sicuri nelle città. L’unico fattore per cui Roma si classifica nella top ten mondiale è il clima: 9 intervistati su 10 sono felici del “meteo romano”. Anche Milano non sta molto meglio, si classifica solo al 63° posto. A penalizzarla il costo della vita giudicato eccessivo. «Gli stipendi sono bassi – afferma giovane iraniano – ma le spese sono alte». «Diventa dura se sei un expat a Milano e non hai abbastanza soldi» – conferma un ragazzo argentino. Quasi quattro intervistati su dieci, infatti, non sono soddisfatti della loro situazione finanziaria. Appena il 18% pensa che le abitazioni abbiano prezzi accessibili e solo per il 28% è facile trovare una sistemazione decente in città. Insomma, non più del 33% dei talenti stranieri intervistati dallo studio è soddisfatto del costo della vita a Milano. Un lato positivo è comunque la capacità di saper socializzare ed accogliere degli italiani. «Anche se non è sempre un compito facile, a volte il modo migliore per stabilirsi in un nuovo paese è fare amicizia con la gente del posto. Quasi il doppio della media globale (19%), degli espatriati in Italia descrive i propri amici e conoscenti come residenti per lo più locali. Due terzi degli espatriati si sentono a casa in Italia, anche se una percentuale inferiore alla media degli intervistati (61% contro il 66% globale) concorda generalmente sul fatto che esiste un atteggiamento amichevole nei confronti degli stranieri residenti in Italia. Imparare la lingua non sembra essere troppo difficile, tuttavia: il 54% generalmente concorda che l'italiano è facile da apprendere, rispetto al 36% a livello globale». Milano viene comunque considerata migliore nella qualità della vita rispetto al passato. Considerata buona anche l'offerta creativa della città. Milano e Roma devono competere con quelle che vengono considerate le dieci migliori città del mondo: Taipei, Singapore, Manama, Ho Chi Minh City, Bangkok, Kuala Lumpur, Aquisgrana, Praga, Madrid e Mascate. In Italia l'unica vera city è Milano. Per il resto questo studio dimostra con l'Italia sia il paese ideale per trascorrere una bella vacanza ma non certo per lavorare o viverci. È una riflessione amara ma purtroppo aderente alla realtà come ci hanno confermato i giovani talenti stranieri intervistati in questo rapporto di Internations.