1961 Andrea Grossi Articoli
17 dicembre, 2018

Italia paralizzata dai rifiuti, servono nuovi impianti

Un articolo de “Il Sole24 Ore”[1] uscito a metà ottobre ha messo il dito nella piaga sulla situazione dei rifiuti in Italia. Un sistema quello della raccolta tradizionale, della differenziata, del riciclo di materiali recuperabili e dello smaltimento che sta andando in tilt specie in alcune città come Roma. Tutto questo si ripercuote sull'intero sistema paralizzando tutto il ciclo: la quantità riciclabile che viene raccolta nel resto d'Italia aumenta sempre di più ma allo stesso tempo di fatto non esiste un mercato dei prodotti riciclati. Un Paese questo che avrebbe bisogno di impianti ulteriori di smaltimento, come i termovalorizzatori ma sembra che non se ne possa neanche parlare per l'appoggio politico fornito ai vari Comitati del No che spuntano ovunque come funghi. Un grave problema dovuto non solo alla mancata realizzazione di nuovi impianti ma anche alla chiusura forzosa di quelli già esistenti ed operativi per l'intervento di sindaci e magistratura.  «I prezzi sul mercato dello smaltimento sono sempre più alti e insostenibili – scrive Il Sole -  gli impianti si fermano intasati di rifiuti, basta un incidente da nulla per scatenare un incendio colossale di spazzatura accumulata, si dà spazio alla malavita che risolve il problema dei rifiuti con una tanica di gasolio e un accendino che fanno respirare ai polmoni dei cittadini quelle diossine che gli inceneritori non producono.  Non c’è domanda sufficiente di prodotti riciclati. Non è ancora decollato il mercato dei prodotti ottenuti da materie prime rigenerate. Decollerà, ma oggi si accumulano materiali che non hanno mercato. Se per molte persone la raccolta differenziata dei rifiuti è immaginata come una soluzione, in realtà la raccolta differenziata è uno strumento e non un fine. Oggi gli italiani differenziano il 52% della spazzatura. Carta, plastica, vetro, metalli, legno, materiale organico.  Le quantità di materiali da riciclare aumentano di giorno in giorno e ormai per molti settori l’offerta di materiali supera la domanda dell’industria; le vetrerie respingono i camion carichi di vetro usato, le cartiere rimandano indietro i carichi. I materiali selezionati da aziende e cittadini si accumulano. Basta una scintilla occasionale per scatenare incendi di grandi dimensioni, e si crea spazio alla malavita che offre soluzioni di comodo». La costruzione di nuovi impianti sembra essere una chimera. Si riesce a realizzare solo impianti di compostaggio oppure impianti per selezionare la plastica di qualità che andranno a far lievitare un tipo di output che non troverà mercato. Non si parla però di realizzare nuovi inceneritori.

La politica sempre soffiare sulle irrazionali paure della popolazione avallando la chiusura degli impianti di smaltimento e riciclo come avvenuto in Lazio e Sicilia. E tutto questo costa alla stessa popolazione italiana 120 mila euro al giorno di multa: ossia la sanzione europea comminata per i 6 milioni di tonnellate di rifiuti accumulate negli anni più bui di Napoli. La più grande crisi siciliana dei rifiuti non avrà una risposta risolutiva visto che il Consiglio dei Ministri ha bloccato la realizzazione di un nuovo inceneritore già in progetto che sarebbe andato a sostituire la vecchia centrale ad olio combustibile di San Filippo del Mela in provincia di Messina: l'impianto che si trova accanto ad una raffineria di petrolio andrebbe a deturpare non si sa bene quale paesaggio. Nella provincia romana Zingaretti, presidente della Regione Lazio, ha annunciato che non si farà più l'inceneritore di Colleferro, forse l'ultima speranza per salvare la capitale dalla spazzatura. Lo stesso Zingaretti che ha firmato una delibera per prorogare ancora il trasferimento a L'Aquila dei rifiuti non trattati, 39 mila tonnellate di rifiuti che finiscono sulle spalle dell'Abruzzo. In Italia il 60% dei rifiuti indifferenziati finisce in discarica anche se questo non dovrebbe avvenire. Anzi, la legge lo vieta espressamente con tanto di procedura europea di infrazione. Per bypassare il divieto si utilizzano gli impianti Tmb (trattamento meccanico biologico). Senza nuovi impianti di termovalorizzazione ed una presa di coscienza responsabile della classe dirigente di questo Paese, il problema rifiuti diventerà emergenza: ambientale ed economica. 

Andrea Grossi