1947 Andrea Grossi Articoli
29 ottobre, 2018

Flat tax necessaria ma venga introdotta senza trucchi

Letteralmente significa tassa piatta, in inglese suona meglio come flat tax. Se ne parla ormai da mesi ed è difficile commentare la possibile introduzione di una misura che ancora oggi sembra avere contorni molto indefiniti, al netto degli annunci su tv e giornali. 

In linea teorica si tratta, come spiega benissimo Wikipedia[1], “di un sistema fiscale non progressivo, basato su una aliquota fissa, tranne quando è accompagnato da deduzione fiscale o detrazione, nel qual caso, anche se l'aliquota teorica è costante, l'aliquota media effettiva che risulta a posteriori è crescente. Solitamente tale sistema si riferisce alle imposte sul reddito familiare, e talvolta sui profitti delle imprese, tassate con un'aliquota fissa. Questo sistema di tassazione fu ideato per la prima volta nel 1956 dall'economista statunitense Milton Friedman. I sistemi di flat tax, messi in atto come proposto, solo in alcuni casi esonerano le famiglie con un reddito inferiore a uno stabilito per legge (no tax area). Le flat tax non sono comuni nelle economie avanzate, le cui imposte statali includono un'aliquota progressiva sui redditi delle famiglie e sugli utili delle aziende, cosicché l'aliquota aumenta in percentuale all'aumentare del reddito. Ad ogni modo, i sistemi che vengono sempre più spesso denominati flat tax presentano in realtà molte differenze rispetto ai classici regimi di flat tax (es.: tasse progressive)”.

Fin dalla campagna elettorale il tema della flat tax era entrato prepotentemente nel dibattito politico.  In casa Lega era stato Armando Siri a proporre questo sistema fiscale che vedeva nel motto “paghiamo meno, paghiamo tutti” una rapida spiegazione della misura. Non c'era comunque nel centrodestra particolare uniformità sulla sua applicazione pratica. Berlusconi sarebbe partito da flat tax al 23% con la prospettiva di diminuzione futura, mentre Salvini voleva partire subito con il 15%.

Lo scorso agosto è stata diffusa la proposta di legge del Governo gialloverde con una introduzione a step. In un primo momento la flat tax sarebbe introdotta per imprese individuali e lavoratori autonomi con reddito inferiore ai 100.000 euro, in sostanza sarebbe un'estensione del cosiddetto modello forfettario che attualmente è applicato alle partite iva con un reddito massimo tra i 25 mila ed i 30 mila euro. Nelle più recenti dichiarazioni Salvini si era spinto a dichiarare di voler far pagare il 15% ad almeno un milione di italiani, sembrando restringere il campo dei beneficiari rispetto a precedenti uscite pubbliche. Le critiche che si fanno alla flat tax riguardano soprattutto un ipotetico vantaggio che ci sarebbe soprattutto per la fasce più ricche della popolazione. Annotazioni di questo stampo sono ad esempio arrivate dall'economista Cottarelli[2]: «La flat tax è stata spesso introdotta in altri paesi con una forte semplificazione del sistema di tassazione. Se viene introdotta così semplificherebbe il sistema, ma costerebbe un sacco di soldi. Anche con due aliquote costerebbe 50 miliardi. Una parte può venire dall'eliminazione di deduzioni e detrazioni. Ma l'altro problema grosso è a chi vanno questi soldi? Di questi 50 miliardi, 35 vanno al 20% più ricco dei contribuenti, il 20% più povero si prende un miliardo. Allora se abbiamo delle risorse da dare a qualcuno, le dobbiamo dare a chi sta al vertice? A me non sembra una grande idea». Nonostante le critiche il governo sembra voler andare avanti, gli unici dubbi rimangono sulle tempistiche. Gli annunci iniziali di applicazioni fin dal 2019 sembrano ritrarsi con il passare delle settimane anche se già dalla prossima manovra qualcosa in direzione flat tax potrebbe essere inserito: i destinatari sarebbero professionisti, snc,srl, sas che optano per il regime della trasparenza e con ricavi massimi annuali di 65 mila euro. Da 65 mila a 100.000 euro si pagherebbe un 5% addizionale, con l'esclusione di startup ed imprese giovanili. A prescindere da quale sia l'effettiva flat tax introdotta, il principio è sicuramente valido e rappresenta anche una forma di alleggerimento della pressione fiscale opprimente che da sempre si respira in Italia. Mi auguro soltanto che poi, a questo tipo di misure non se ne associno altre, magari meno conosciute, che vadano di fatto ad introdurre patrimoniali di fatto in grado di annullare, se non peggiorare, la condizione precedente.

Andrea Grossi