Legambiente chiede di mettere al bando la plastica usa e getta
Una legge che vieti l'immissione sul mercato dei prodotti usa e getta in plastica. Questo l'appello di Legambiente[1] lanciato durante l'ultima edizione di Festambiente, il festival dell'associazione ambientalista che si è svolto ad agosto in provincia di Grosseto. «L'Italia si impegni sempre di più nella lotta al marine litter e al contrasto dell'inquinamento da plastica mettendo al bando anche le stoviglie monouso, che se non riciclate in modo corretto, finiscono per inquinare mare e oceani – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - sull'esempio delle Isole Tremiti, bisogna continuare a replicare su tutti i territori ordinanze ad hoc e arrivare ad una legge nazionale contro l'usa e getta non compostabile. L'Italia, già leader nella lotta contro la plastica, può essere capofila anche nella lotta al marine litter. ora si passi al più presto dalle ordinanze sindacali ad una legge nazionale contro l'usa e getta non compostabile, anticipando così l'Europa, come già avvenuto per la messa al bando dei sacchetti non compostabili, dei cotton fioc non compostabili e delle microplastiche nei cosmetici dove l'Italia ha fatto scuola. Grazie all’uso delle sportine riutilizzabili, i sacchetti per la spesa usa e getta in Italia si sono ridotti del 55% negli ultimi cinque anni. Lo stesso lo dobbiamo fare per i sacchetti per l’ortofrutta nei supermercati grazie alla diffusione delle retine riutilizzabili. Oggi l’Italia ha bisogno di un nuovo passo in avanti per praticare concretamente la strategia europea per la lotta all'inquinamento da plastica». La lotta alla plastica monouso che sta vedendo anche le istituzioni europee in prima linea era già iniziata all'inizio dell'estate con una iniziativa congiuntra tra Legambiente e EcorNaturaSì. L'obiettivo, come si legge nel comunicato stampa di presentazione, era quello di «ridurre l’utilizzo di plastica monouso offrendo un’alternativa riutilizzabile ai bioshopper per l’acquisto dell’ortofrutta e aumentare, così, la consapevolezza e la responsabilità dei consumatori. L’iniziativa, la prima in assoluto sul territorio nazionale, prevede la distribuzione di 100mila sacchetti riutilizzabili per l’ortofrutta nei negozi del gruppo EcorNaturaSì: un progetto ambizioso che si declina in primo luogo nei negozi specializzati del biologico NaturaSì e Cuorebio, ma che vuole diventare esempio per tutta la grande distribuzione italiana. In vista della nuova direttiva europea contro l’inquinamento da plastica, EcorNaturaSì, insieme con l’associazione ambientalista, ha voluto lanciare un’iniziativa che guarda oltre le polemiche legate ai sacchetti biocompostabili per l’ortofrutta a pagamento, culminate paradossalmente con un crollo delle vendite dello sfuso e un’impennata degli acquisti di ortofrutta fresca confezionata. L’Italia, infatti, è il settimo paese produttore di rifiuti plastici in Europa, secondo gli ultimi dati l’Eurostat, e negli ultimi sedici anni la produzione pro capite è aumentata leggermente passando da 34.19 chili a 35,05 all'anno. Secondo l’ultimo rapporto Beach Litter di Legambiente, solo sulle spiagge italiane il 31% dei rifiuti censiti è stato creato per essere gettato immediatamente o poco dopo il suo utilizzo. Parliamo di imballaggi di alimenti, carte dei dolciumi, bastoncini per la pulizia delle orecchie, assorbenti igienici, barattoli, mozziconi di sigaretta. I rifiuti plastici usa e getta sono stati rinvenuti nel 95% delle spiagge monitorate, a dimostrazione della gravità del problema».
L'appello per una legge che bandisca i prodotti usa e getta e plastica arriva perché ad oggi non esiste una normativa che contenga un divieto di questo genere. Dall’inizio dell’anno a oggi, i volontari di Legambiente hanno pulito 500 spiagge italiane rimuovendo circa 180mila tra tappi e bottiglie, 96mila cotton fioc e circa 52mila tra piatti, bicchieri, posate e cannucce di plastica. Se producessimo meno plastica, si inquinerebbe di meno. Dal punto di vista teorico la richiesta di Legambiente è corretta. Bisogna però vedere quale materiale alternativo si vorrebbe utilizzare. Ben vengano queste richieste a vantaggio di tutti ma dal punto di vista pratico occorrerà capire quale sarà lo scenario sostitutivo per valutarne l'effettiva bontà.