2364 Andrea Grossi Articoli
11 ottobre, 2018

Incredibile: le Marche dicono no ai rifiuti come fonte di energia

Ha fatto discutere la legge regionale approvata nelle Marche con cui si è deciso di non ospitare impianti per riutilizzare i rifiuti come fonte di energia ed il rifiuto di ricorrere al Css, il combustibile selezionato di qualità ottenuto riusando i rifiuti al posto dei combustibili più inquinanti. Una legge che però non vieta l'esportazione di rifiuti da incenerire in altre regioni e dunque quei rifiuti non recuperabili andranno a finire nei termovalorizzatori d'Italia. «Questa legge – recita l'art. 1 - nel rispetto degli strumenti programmatici, definisce le strategie di gestione dei rifiuti escludendo la combustione del combustibile solido secondario (CSS), dei rifiuti o dei materiali e sostanze derivanti dal trattamento dei rifiuti medesimi, quale strumento di gestione dei rifiuti o di recupero energetico».

Da ora in poi gli ambiti territoriali di ogni provincia non potranno più gestire i loro rifiuti tramite incenerimento e quindi dovranno essere adeguati i relativi piani d'ambito. Il consigliere regionale Bisonni, artefice di questa legge, commenta trionfale: «Ho dedicato gli ultimi 10 anni  a combattere la combustione dei rifiuti e oggi finalmente vedo realizzarsi quello che sembrava essere solo un sogno. Insieme a tante persone che mi sono state vicine abbiamo vinto tutte le battaglie ed infine, oggi, anche la guerra contro questa pratica inquinante, oltre che assurda sotto molteplici punti di vista. Con questa legge e Marche voltano pagina e si candidano ad essere la terra delle armonie e della sostenibilità ambientale, dove vivere in modo green permetterà a noi e alle nuove generazioni di guardare al futuro con maggiore speranza e ottimismo». Secondo Bisonni dunque riusare i rifiuti e trasformarli in fonte di energia sarebbe «una pratica inquinante e assurda sotto molteplici punti di vista».

C'è però da dire che le Marche seppelliscono in discarica ben 788 tonnellate di rifiuti. Come ha rilevato Jacopo Gilberto sul suo blog nel Sole 24 Ore[1]: « i cementifici della regione potranno continuare a bruciare tonnellate di pet-coke invece del più pulito css. e la raccolta differenziata, che ha bisogno di riusare i materiali come fonte di energia per poter riequilibrare i flussi, funzionerà ancora a singhiozzo. I dati Ispra sui rifiuti che le Marche ficcano nelle discariche autorizzate sono eloquenti: delle 12 discariche autorizzate la più grossa è quella di Maiolati Spontini, ma rilevanti sono anche quelle di Fermo, di Ascoli e di Tavullia». E saranno proprio le discariche a trarre vantaggio da questo nuovo scenario che avrà anche altre ripercussioni. L’inceneritore di Macerata, fermo da ormai 5 anni, non potrà essere riacceso come aveva chiesto il consorzio Cosmari, il proprietario dell'impianto. Nelle Marche non saranno più costruiti il nuovo inceneritore previsto con il decreto Sblocca Italia varato dal governo Renzi. Saranno stoppate altre nuove opere di questo tipo.  Niente inceneritori, niente export, niente ricavo di energia dai rifiuti e dai suoi scarti. Credo che questo sia un modello totalmente sbagliato perché il rifiuto è un bene combustibile in grado di produrre energie a costi più bassi. Iniziative come questa sembrano essere volte quasi a far innalzare ulteriormente il costo della vita in un contesto economico molto difficile per tutti. Forse non è un caso che Marche, Umbria e Toscana sono tre regioni dove per noi è quasi impossibile poter entrare nel mercato.

Andrea Grossi