2503 Andrea Grossi Articoli
5 ottobre, 2018

Bene il daspo per i corrotti ma non può essere a vita

Il governo sembra procedere diretto verso l'introduzione di nuove norme che sulla carta dovrebbero inasprire le pene in caso di corruzione. Il Consiglio dei Ministri infatti, su proposta del Ministro della giustizia Alfonso Bonafede, ha approvato un disegno di legge che introduce nuove misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione. Vediamo in particolare quali sono i provvedimenti che si intende assumere in materia: la prima parte del testo  apporta modifiche alle norme che disciplinano la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, ed è finalizzato a potenziare l’attività di prevenzione, accertamento e repressione dei reati contro la pubblica amministrazione. Ciò in linea con le raccomandazioni provenienti dal Gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO) e dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Nel dettaglio il disegno di legge prevede:

  • l’innalzamento delle pene per i reati di corruzione per l’esercizio della funzione, con il minimo della pena che passa da uno a tre anni e il massimo da sei a otto anni di reclusione;
  • l’introduzione del divieto, per i condannati per reati di corruzione di contrattare con la pubblica amministrazione (cosiddetto “Daspo per i corrotti”) da un minimo di 5 fino a una interdizione a vita, non revocabile per almeno 12 anni neppure in caso di riabilitazione;
  • la possibilità di utilizzare anche per i reati di corruzione la figura dell’Agente sotto copertura;
  • l’introduzione di sconti di pena e di una speciale clausola di non punibilità per chi denuncia volontariamente e fornisce indicazioni utili per assicurare la prova del reato e individuare eventuali responsabili;
  • la confisca dei beni anche nel caso di amnistia o prescrizione intervenuta in gradi successivi al primo.

Il disegno di legge prevede, inoltre, l’assorbimento del cosiddetto millantato credito nella fattispecie del “traffico di influenze illecite”.  Nella seconda parte del testo troviamo norme in materia di trasparenza e controllo dei partiti e movimenti politici, volte a rendere in ogni caso palese al pubblico e sempre tracciabile la provenienza di tutti i finanziamenti ai partiti politici e altresì alle associazioni e fondazioni politiche nonché ad analoghi comitati e organismi pluripersonali privati di qualsiasi natura e qualificazione.

Se c'è una condanna definitiva trovo che il provvedimento sia giusto purché, come sembra a leggere il testo, queste restrizioni scattino solo dopo il pronunciamento della Cassazione. L'importante è che le conseguenze non partano invece anche solo di fronte ad una indagine o ad una misura cautelare. Quando si sbaglia è giusto pagare in caso di condanna definitiva ma scontata la pena è altrettanto giusto potersi rimettere in gioco visto che tra le funzioni della pena c'è quella rieducativa. Dopo averla scontata è quindi necessaria una riabilitazione. Ecco perché ero e sono fortemente contrario al daspo a vita per i corrotti che sembra in parte rimasto nel testo anche se successivamente revocabile.

Andrea Grossi